giovedì 25 settembre 2008

Sig. Meibi 94_Non esiste - 1

Non esiste il tempo che scorre, che avanza, che si misura.
Non è neanche un tempo fermo in realtà, anche se delle volte sembra una clessidra di pietra, un eterno ripetersi infinito di un oggi senza un perchè.
E' un susseguirsi, inseguirsi e ripetersi sempre uguale e sempre diverso di Esserci e Sentire, di Emozioni, MA è tutto -sempre- nello stesso istante.
Altalena implacabile di noi stessi.
Passato, presente e futuro, è tutto adesso.

Ogni morso ad una mela, è sempre quella di quando avevo 11 anni, sarà lo stesso di quella che mangerò chissà quando, pur nella consapevolezza che è sempre diversa, oggi più aspra, domani più dolce... Ma ogni morso richiama il profumo di quella che ho ormai perso e fa parte di me, insieme al desiderio di quella che vorrò. E nel presente ci sono tre mele e non una. Ed è sempre una, non quella di ieri, nè quella di domani.

Come un righello trasparente che visto nella sua lunghezza mostra i suoi soldatini in fila, uno ogni millimetro, immobili e ignari, ma se vien visto perpendicolare all'osservatore, si schiacciano e ammucchiano uno sull'altro in un grumo di spazio inestistente. E così un centrimetro, come un chilometro diventano uguali, ma neanche un pezzetto è stato tolto, ci son tutti, nello stesso spazio, allo stesso tempo.
E il cm zero tocca il cm 100, senza preoccuparsi che in realtà, in questa realtà, non è possibile.

Punti di vista, modi di sentire, modi di esserci.
Né giusti né sbagliati, solo diversi.

E in questo presente dove non ci sei, in realtà ci sei nella tua mancanza e in ogni ricordo che ti appartiene, che nel suo esserci è di oggi e non di ieri, e c'è contemporaneamente anche il vuoto che proverò domani, la consapevolezza che non ci sarai, che sarà come oggi ma ancora più enorme nel desiderio di ritrovarti, nella speranza che sarà diverso, pur sapendo che, invece, è uguale.

martedì 23 settembre 2008

Sig. Meibi 93_Fuori

Freddo... sempre, anche quando non ce n'è.

Umori... arrabbiati, lamentosi, gai, innamorati, petulanti, monotoni... estranei.

Odori... aspri, acidi, acuti, pungenti, lievi, golosi, vomitevoli, caramellosi, fumosi... fastidiosi.

Rumori... improvvisi, sussulti, frenate, urti, passi, grida, voci... stanchezza.

Indagatori, inquisitori, indifferenti, insoddisfatti, infimi, infiniti, incuriositi... sguardi vuoti.

lunedì 22 settembre 2008

Sig. Meibi 92_Stato di calma apparente

E come un animale da preda, imperturtarbile nel suo esserci, sembra che tutto intorno mi sia indifferente.
Questo perchè un corpo in prestito, che presumo non aver chiesto, cela un cuore impazzito per l'eterna attesa: sempre pronti, sempre attenti.
Per fuggire.
Ogni ombra è segnale: tu, piccola preda, potresti essere il prossimo pasto.
Scappa, qualsiasia cosa sia, scappa!
Ogni soffio è sussulto, e non c'è tempo in mezzo per decidere e pensare: devi scattare.
Adrenalina sulle labbra, il gusto metallico dell'eterna paura.
Non c'è giorno e non c'è notte, solo ansia.
Ansia per qualcosa che ti alita sul collo e sta per accadere, non ora, no... tra poco.

Urla nel cervello. Quelle di quando denti affilati affonderanno in gola, precedute da quel rumore sordo, come uno strappo, dei pelle che si divide in due. Urla per quando solo l'odore del sangue sarà reale, perchè, prima o poi, non ci sarà più confine, nè differenza, tra dentro e fuori.

Nelle sembianze spente, ogni tendine, in realtà, é dolente nello sforzo costante di sostenere l'arco teso sempre al limite.
E se scocca una freccia è panico, che stritola in abbraccio lento e doloroso. E' amante possessivo, mai sazio, dai baci gelidi che lasciano senza fiato, senza parole. E nonostante tutto, non puoi dirgli di no, perchè ti possiede quando vuole, ti strappa l'anima con morsi violenti, lasciandoti poi, nudo e tremante nella tua miseria.

Un suono: sussulto. Scatto come la lingua del camaleonte, con la differenza che sono la farfalla.

Tanta stanchezza, sulle spalle di Atlante c'è un mondo fatto di nulla chiamato paura.

Per favore, catturatemi una volta per tutte, dilaniatemi, fatemi a brandelli, che non rimanga una goccia di sangue nelle vene. Almeno sarà valsa l'attesa, almeno sarà stata vera, una volta, ma una per tutte e per sempre, così da non essere più un'attesa senza fine.

domenica 21 settembre 2008

Sig. Meibi 91_Cose difficili e cose facili.

cose difficili:
- aver voglia e interesse per iniziare una cosa (paragrafo/libro, post, film, conversazione, disegno, ricetta gastronomica... etcetc, "una cosa" che significa una qualunque di quelle che di solito la gente normale fa senza rompere le balle come faccio io);
- iniziare una cosa;
- mantenere la concentrazione abbastanza a lungo per seguire il contenuto di quella cosa;
- capire il contenuto, pezzo per pezzo;
- capire come ogni pezzo singolo crei un senso globale;
- reinterpretare i singoli pezzi alla luce del senso globale; tutto ciò altrimenti pomposamente detto "ermeneutica";
- capire perchè, alla fin fine, tutto ciò abbia suscitato il mio interesse (ammesso lo abbia fatto davvero e quindi, se è no, perchè dovrebbe interessarmi) e dove tutto ciò mi serve e -soprattutto- chi me lo ha fatto fare;
- smettere di cercare alternative e varianti con annessa collezione di centinaia di alternative e varianti di quella cosa (questo è un punto mobile, si può collocare in ogni fase del processo);
- finire la cosa (che comprende arrivare al punto finale, non ritornare milleottocentotrentasette volte sullo stesso dettaglio, dichiararla ufficialmente conclusa mentre mi lego per nn tornare su quella cosa per la volta numero 1838);
- ricordarla per 1 minuto, successivo alla fine con i nomi giusti;
- ricordarla per 5 minuti, successivi alla fine, vabbè anche senza i nomi;
- ricordarla per 10 minuti, successivi alla fine, senza confondere inizio con fine, vittima e assassino, e/o con altre centoquarantasei cose simili;
- smettere di ricordarsi di ricordarla, tanto è inutile, non rimane in modo decente;
- cercare di dimenticarla il più in fretta possibile (magari però non 3 minuti prima dell'esame - se trattasi di testo da studiare) soprattutto per evitare che un qualche pezzo della cosa prenda vita nel mio cranio obsoleto coi firewall-ammutinati e si impossessi di me durante uno stato di coscienza alterato, definibile come sonno, distruggendolo; tutto ciò altrimenti sinteticamente detto "incubi", ossia, "me li sogno pure, ma male, ergo no-grazie".

cose facili:
- lasciar perdere quella cosa;
- se iniziata, lasciare a metà quella cosa;
- sentirsi in colpa per aver lasciato perdere/lasciato a metà quella cosa;
- sentirsi uno schifo x (cosapersa+sensidicolpa)elevato ennefattoriale di pubblico ludibrio;
- scrivere un post autoironico come questo;
- sorridere nel caso venga preso troppo alla lettera, benchè tutto ciò sia semplicemente la verità.

giovedì 18 settembre 2008

Sig. Meibi 90_Vabbè ammettiamolo...

si... ok... è vero.
Delle volte, non sempre , ma delle volte sì, è proprio andarsela a cercare.

martedì 16 settembre 2008

Sig. Meibi 89_Cervello ad orologeria

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Tack, scatta il timer.
ACCESO

C'è qualcosa che impegna tutto, diventa fondamentale, indispensabile, da fare, cercare, collezionare in ogni pezzetto anche se doppio e triplo.
Giorno e notte.
Di corsa, veloce, non c'è tempo. Ho fretta, muoviti, c'è tantissimo, sei solo all'inzio, ma infondo è facilissimo da concludere.
Fare, definire, provare, scrivere, ribattere, pensarci, costruire, non basta... non va bene e allora... di nuovo, rileggere, riscrivere, ancora.... meglio se ricomincio... correggere non fà, ricominciare è meglio, di nuovo.
Ma, no. Non basta, non basto.
E quindi studiare la cosa, sezionarla, ricomporla. Imparare è uccidere e smembrare. Masticare e ingoiare, contere ed espellere.
E' una spugna che assorbe e trattiene solo quel che vuole. Sia bella o brutta. Godimento o problema. E' il centro di tutto. E' inizio e fine. E' motivo. E' significato.


Tack, scatta il timer.
SPENTO

Finito, basta, non c 'è più.
Resti morti sparsi fuori e dentro. Simulacri di desiderio. Gusci vuoti di una piccola speranza.
Non so più perchè fosse importante. Non aveva niente di indispensabile. Non è più niente. Sinchè dimentichi anche le ragioni che raccontavi e ne dimentichi i tratti.
Il tempo speso non conta più, nè soldi andati e possibili. Non hanno importanza. Andati.
Rimangono resti di qualcosa su cui, difficilmente, si può tornare a parte qualche putrido guizzo di senso di colpa.
Tutto morto, come mai avvenuto. Il vuoto. Dentro e fuori.
Sonno dell'anima, sonno della mente, sonno del corpo.
Chiusa la porta lasciandomi dentro ad un cranio vuoto. Senza domani. Senza un perchè.
In mezzo al cimitero di un mondo possibile che non vedrà compimento o che, visto col senno di poi, era davvero "molto rumore per nulla".
Senso di stupidità per averci creduto od esserci cascati ancora, a seconda.
Tolta l'impalcatura, crolla il castello di carte. E tutto resta immoto, in silenzio, come una città abbandonata dopo una catastrofe.
Il rito si compie tra le fauci indifferenti della spazzatura.

Potessi scegliere il cosa e il quando! Tack, inizia. Tack, finisce. Invece no.

E, sulla lapide, la promessa di non inizare più nulla, che tanto, ho un cervello ad orologeria.

lunedì 15 settembre 2008

Sig. Meibi 88_I ricordi nel cuore

I ricordi. Filo spinato sul cuore. Ogni attimo, un giro più stretto.
Niente fugge, niente entra.
Tempo congelato, distrutto a martellate, gocce sparse ovunque, scivolano via e si ricompongono senza sosta.
Qualcosa che ti tira per i capelli e ti impone di guardare. Non puoi girarti, non puoi fuggire.

Il mistero è che, nonstatante tutto, niente lacera mai abbastanza.
Sempre pronto, in attesa di ricominciare.

mercoledì 10 settembre 2008

Sig. Meibi 87_Danza perversa

E contare i minuti di tutte le notti pensando a cosa avrei dovuto dire "al posto di", cosa avrei dovuto fare "invece che", su eventi ripassati e setacciati talmente tante volte da essere ormai trasparenti, così lisi da sembrare garza.
E ringraziare la sveglia mattutina che interrompe questo denso incubo lucido, ma inevitabile e magnetico, che risucchia come un vortice e mi porta via l'anima e la mente, passando dagli occhi.
E questa danza perversa di possibilità conduce sempre e solo alla dilaniante conclusione che, qualsiasi cosa avessi detto e fatto, di qualsiasi alternativa -pensata mille volte o ancora rinchiusa in qualche neurone- mi fossi avvalso, non avrebbe cambiato assolutamente niente.

lunedì 8 settembre 2008

Sig. Meibi 86_Pieno&Vuoto

Se c'è una cosa che può riempire davvero tutto, è il senso di vuoto, di mancanza, distanza e separatività.

domenica 7 settembre 2008

Sig. Meibi 85_ Social control

L'omino vestito buffo, che fa ciao con la manina, è qui.
Dal suo trono d'oro e sangue, fa eco a duemila anni di manipolazioni, trasformate in cosa e come pensare e vivere, per pseudo uso e consumo sociale.
E una città dietro le transenne a elemosinare uno sguardo portafortuna da un braccio stesto fuori dal finestrino di un'auto in corsa.
Questa è una delle tante cose che mi fa capire che sono un alieno in un mondo, a me, incomprensibile.
M.

sabato 6 settembre 2008

Sig. Meibi 84_ Se c'è una cosa...

L'avete mai detto: "Se c'è UNA cosa che mi dà fastidio, è..." ?
Bene.
E ci avete fatto caso che sono SEMPRE cose diverse, e lo si dice almeno una decina di volte al giorno?
O capita solo a me?

giovedì 4 settembre 2008

Sig. Meibi_83 La prostituzione moderna dell'in-esistenza socioculturale

"sii te stesso", purchè pensi, dica e faccia quello che gli altri vogliono sentire e vedere...