mercoledì 31 dicembre 2008

Sig. Meibi_110 Reset

Ultimo giorno dell'anno, quello del consuntivo comodo, quello che lascia tutte le cose brutte come non avvenute, e quelle non avvenute come progetto per il futuro.
Ora no, l'adesso non c'è mai. O è andato o sarà...

Colpo di spugna, ma si tanto poi non era così grave - tanto poi son tutti stronzi- e tutto si dimentica, una bella pulizia e via verso nuovi orizzonti là dove nessun uomo è mai giunto prima.
Tanto si ricomincia, giusto?











Già...

venerdì 26 dicembre 2008

Sig.Meibi_109 Maya

Illusione.
Apparenza.
Imvenzione della mente, dell'Io, mistificazione.
Costruzione di un dolore su altro dolore.
Credere di sentire, di esserci.
Sperare di non sentire, di non esserci.
Aspettare di non esserci più.

Non è stato vero.

O dire così è negazione?

Ci sono attimi ed emozioni che in sè stessi completano e modificano tutto: punti di partenza o di morte, a seconda.
Alle spalle hanno un percorso, dove ogni svolta riconduce all'apparenza di un destino da esperire o comunque inevitabile, dove ogni cosa sembra mossa da forze occulte per arrivare a quell'istante.

Invece davanti no, davanti a sè hanno e lasciano un vuoto assoluto.
Per scavalcarlo tutto viene - o deve essere - illusoriamente dimenticato, e poi riempito oppure magari risorgi dalle ceneri, come l'araba fenice, a vita nuova (forse).
Oppure ancora, muori. Si può morire anche senza saperlo e restare vivi, ma è solo per uno scherzo biologico ed una illusione, o farsa, d'esistenza.


E' talmente immensa la distanza tra il sentire attuale e quella di quel momento, ma al contempo è così presente nonostante il calendario scorra imperterrito, ed è un baratro così straziante l'impossibilità di ricucire lo strappo di ciò che è accaduto e di quanto si è sentito, che è come se non fossi io, come se l'avesse vissuto qualcun altro, come se non fosse mai stato vero, ma neanche immaginato.
E ripercorrerlo è rivivere una illusione attaccata alla pelle, alle ossa, all'anima.

Un cristallo enorme, davanti a me o in me, esplode in miliardi di schegge, ma nel momento dell'impatto, non si sa perchè, non si è prodotto alcun rumore.
Questo mi costringe, un secondo dopo l'altro, un millennio dopo l'altro, ad osservare incruedulo qualcosa che è successa ma non è accaduta nello stesso stesso tempo, a riimmaginare la dinamica infinite volte e sto qui aspettare, imprigionato nel paradossso, immoto, il suono dello schianto. Che non ci sarà.
Grido muto nel cervello.

Eppure è tutto qui, sempre con me, che esso sia ciò che rivedo mille volte o sia ciò che giace arrotolato e dormiente ancora custodito nell'oblio della dimenticanza, sempre qui, pronto a strisciare le unghie sulla lavagna ogni volta che le ciglia sfiorano le guance.

Ma, se non è stato vero, non dovrebbe fare così male.
Eppure lo fa.
Ma, se non è stato nemmeno immaginato non dovrebbe esserci.
Eppure sta sempre qui.

E anche se mi vedo, riflesso nero nel buio, e dico che non sono io, lo so che sono io. E il cristallo si ricompone, splendido e lucente, ancora ignaro della sua fine.
E subito dopo un altra scheggia del Tutto ancora intero, penerta vorace ancora più in fondo nel cuore e nella mente.

Fa male il paradiso perduto, esattamente come fa male quello che è stato il marchio dell'inferno.
Eppure non è possibile che sia stato vero.
Forse.

giovedì 25 dicembre 2008

Sig. Meibi_108 Dies Natalis Solis Invicti

C'è chi può...

martedì 23 dicembre 2008

Sig. Meibi_107 Nuvole

Nient'altro a parte le nuvole.
Sagome di luci e ombre, cielo che si interrompe su questo niente fatto di sogni, di ricordi e forme... aria che le attraversa, le accarezza e sussurra tra le curve soffici.

Niente da inseguire, cercare, vedere, vincere, mostrare e dimostrare, nessuna ambizione o desiderio.

E' tutto lì, tutto nel vapore, ogni cosa.

E quello che non ancora non c'è, lo sarà nel continuo divenire e mi verrà incontro o si dissolverà in qualcosa che ancora non potevo pensare di pensare.

Tutto intorno è una frenesia senza un perchè, che mi scivola sopra, unta, gelida e aliena, un po' come tutto in realtà; luci finte che seguono il pulsare della mia tempia sinistra che, insieme alla nausea immancabile, come un metronomo scandisce i passi; bontà in bustine lucide che dondolano con l'oscillare della falda nera del mio cappello buffo, confine tra i mondi, e mi tiene dolcemente qui, mentre le osservo e me ne vado da tutto questo, che non mi appartiene.

Infinite proiezioni dell'anima, immense solitudini colorate, buio che tutto abbraccia, luce che tutto nascondi, pure sfumature di un amore senza futuro.

domenica 21 dicembre 2008

Sig. Meibi_106 Inverno

Oggi.
Sempre.

martedì 9 dicembre 2008

Sig. Meibi_105 La sciarpa blu.

Stamane sento il bisogno di scrivere, nonostante la mattina io la viva in maniera molto ottusa, e sono solo un eseguibile decerebrato.
Oggi ho letto, riletto e riascoltato, qui e altrove, e ho percepito prepotente la grandezza di incontri che, più che un caso, paiono destino.
Altre parole hanno rimbalzato nella memoria, e ora DEVO scrivere, forse proprio perchè è collegato in senso parallel-complementare al pensiero precedente, di questa notte, che mi ha ricondotto al pc all'una del mattino, per buttarlo fuori.
Il perno è che le parole arrivano, eccome.

Almeno, per me si, per noi senza pelle, per noi freak nella mente, arrivano SEMPRE. Funzioniamo così: siamo *in cerca di equilibrio* e *cerchiamo di capire*, in fondo come tutti, o come nessuno... *forse* :)

Magari non sempre sembra tocchi, e delle volte effettivamente galleggiano come bolle di sapone dolce o velenoso, è uguale, perchè ci sono dei giorni che non può essere che così, che ci piaccia o no.
Ma lente si posano addosso e, acido o miele, prima o poi penetrano e nutrono in ogni caso.
Diverso ancora è riuscire ad avere una reazione oppurtuna che sia hic et nunc, e questo, a chi ha le etichette facili, sembra ingratitudine o indifferenza o superbia o, o , o .. tutto tranne che quello che è... ma comunque pazienza.
Non è necessario essere capiti sempre e non tutti vogliono e possono o serve davvero (ad entrambe le parti), alla fine. Va bene così.

Tutto arriva. Arriva il silenzio come il suono, arriva la parola e delle volte anche prima d'essere pronunciata, viceversa, può capitare che decantino e sedimentino per tempi lunghissimi, ma prima o poi un effetto c'è... all'imprivviso o in momenti strani, delle volte magari è solo una virgola o un pezzo, altre volte sembra invece non bastino carrettate di sterco gratis (o petali di rose) prima di una reazione, che poi magari sembra spropositata perchè sfasata, ma è inevitabile. Non c'è dubbio. Ma c'è.

Ma così come tagliano, le parole e le menti abbracciano anche.
E scaldano.
E non sono più solo parole ma sono una calda sciarpa blu, quando c'è freddissimo, blu come i pensieri profondi e intimi, come il cielo e il mare che hanno tanto spazio, tanto sopra e tanto sotto, uno si specchia nell'altro su una linea di confine che forse neanche esiste fuori dalla percezione ottica,visto che sempre la stessa cosa ma solo con una vibrazione e densità appena diversa.
E cielo e mare che si toccano sempre senza incontrarsi mai, si accarezzano e si "regalano" a vicenda quella che sembra pioggia, altra acqua, in pratica, forse lacrime in realtà.
Morbida, intorno al viso, delicatamente posata sulle labbra, quasi come un lieve bacio, che saluta ma al contempo difende, carezza blu universo sulle guance; barriera e abbraccio, confine tra dentro e fuori, ti dice che c'è dolcemente. Ti avvolge in un mondo tiepito contro tutto un mondo che non ti vuole.

Presenze, anime, così lontane ma così vicine...
Però vi sento, come una sciarpa blu.

Sig. Meibi_104 La sottile linea rossa.

La crudeltà esiste, non quella che nessuno lo è mai, perchè siamo tutti santi, buoni e giusti ed è nostro dovere e fonte di salvezza, dimostrarlo ad oltranza...
Ma mi riferisco a quella sottile bestialità di cui si è - non troppo segretamente - orgogliosi, quella abilmente e miseramente nascosta e veicolata nelle parole, quella che nessuno -o quasi- vede e chiama col suo nome.
Essa scintilla dietro l'etichetta di
"intelligenza", "sagacia", "furbizia", o diventa:
"nessuno mi mette i piedi in testa" e magari prende il nome di
"frecciatina" o è solo una frase apparentemente senza un perchè,
"buttata lì" o, peggio pure,
"sono sincero/a" o ancora
"ma io non intendevo, sei tu che lo vuoi capire così"...

La regina, invece, ha la corona dell'ostentazione, più o meno gratuita e velata, di qualcosa che, oltre a non essere -spesso- un merito (anzi!), oltre ad essere un fatto personale, e comunque non può nè vuole essere condiviso, viene scaravantanta addosso in un contesto dove risulta essere semplicemente uno sfregio deliberato e cosapevole (che tra l'altro nulla toglie o aggiunge a chi vive la sua gloria) a "chi non può/non è".

Fa sentire molto orgogliosi avere l'ultima parola, conquistare un podio sanguinante... ma chi se ne frega, l'importante è vincere...

Certo, ci sarà anche "chi se lo merita", ma meglio dire così o che è una "questione di principio" o che è per "insegnare la dura legge della vita" che, grautitamente, si tagliano in strisce sottili l'anima e la mente di chi abbiamo davanti, con ciò che sanno di noi (o sappiamo di loro, questa traccia nn salva nessuno), possibilmente detto da noi (loro).

Si, ammettiamolo che la stupidità primaria è dare qualcosa di sè e la secondaria è, laddove si può benissimo lasciar perdere e andarsene, continuare o riprendere delle relazioni che viaggiano su certi binari (o ci sono troppe seconde possibilità e non quando sono sorprese gratuite chiaramente... nn voglio generalizzare nè entrare in specifici cavillosi e inutili), e quindi, si, in questo senso, sicuramente è la giusta punizione.

Però possiamo anche dire che c'è un vero e proprio godimento dell'ego nel frantumare come cristallo un'altra persona, con poche parole, sapendo benissimo che si sta rompendo un confine, un equilibrio e un cuore, e penso sia più onesto chiamare questa sottile linea di piacere perverso, a metà tra vendetta d'onore e presunta giustiza, col suo nome:
crudeltà.

giovedì 4 dicembre 2008

Sig. Meibi_103 Pubblicità Regresso

Si dice sempre che ai soggetti in stato di "bisogno", non bisogna dare il pesce, ma la canna da pesca e insegnare loro a pescare.
Verissimo, se non fosse che allo slogan manca il pezzo che lo rende reale, ossia che solo a tue spese imparerai che sarà proprio con la lenza che tu hai donato che verrai strangolato, appena non avrai più niente da dare.