martedì 9 dicembre 2008

Sig. Meibi_105 La sciarpa blu.

Stamane sento il bisogno di scrivere, nonostante la mattina io la viva in maniera molto ottusa, e sono solo un eseguibile decerebrato.
Oggi ho letto, riletto e riascoltato, qui e altrove, e ho percepito prepotente la grandezza di incontri che, più che un caso, paiono destino.
Altre parole hanno rimbalzato nella memoria, e ora DEVO scrivere, forse proprio perchè è collegato in senso parallel-complementare al pensiero precedente, di questa notte, che mi ha ricondotto al pc all'una del mattino, per buttarlo fuori.
Il perno è che le parole arrivano, eccome.

Almeno, per me si, per noi senza pelle, per noi freak nella mente, arrivano SEMPRE. Funzioniamo così: siamo *in cerca di equilibrio* e *cerchiamo di capire*, in fondo come tutti, o come nessuno... *forse* :)

Magari non sempre sembra tocchi, e delle volte effettivamente galleggiano come bolle di sapone dolce o velenoso, è uguale, perchè ci sono dei giorni che non può essere che così, che ci piaccia o no.
Ma lente si posano addosso e, acido o miele, prima o poi penetrano e nutrono in ogni caso.
Diverso ancora è riuscire ad avere una reazione oppurtuna che sia hic et nunc, e questo, a chi ha le etichette facili, sembra ingratitudine o indifferenza o superbia o, o , o .. tutto tranne che quello che è... ma comunque pazienza.
Non è necessario essere capiti sempre e non tutti vogliono e possono o serve davvero (ad entrambe le parti), alla fine. Va bene così.

Tutto arriva. Arriva il silenzio come il suono, arriva la parola e delle volte anche prima d'essere pronunciata, viceversa, può capitare che decantino e sedimentino per tempi lunghissimi, ma prima o poi un effetto c'è... all'imprivviso o in momenti strani, delle volte magari è solo una virgola o un pezzo, altre volte sembra invece non bastino carrettate di sterco gratis (o petali di rose) prima di una reazione, che poi magari sembra spropositata perchè sfasata, ma è inevitabile. Non c'è dubbio. Ma c'è.

Ma così come tagliano, le parole e le menti abbracciano anche.
E scaldano.
E non sono più solo parole ma sono una calda sciarpa blu, quando c'è freddissimo, blu come i pensieri profondi e intimi, come il cielo e il mare che hanno tanto spazio, tanto sopra e tanto sotto, uno si specchia nell'altro su una linea di confine che forse neanche esiste fuori dalla percezione ottica,visto che sempre la stessa cosa ma solo con una vibrazione e densità appena diversa.
E cielo e mare che si toccano sempre senza incontrarsi mai, si accarezzano e si "regalano" a vicenda quella che sembra pioggia, altra acqua, in pratica, forse lacrime in realtà.
Morbida, intorno al viso, delicatamente posata sulle labbra, quasi come un lieve bacio, che saluta ma al contempo difende, carezza blu universo sulle guance; barriera e abbraccio, confine tra dentro e fuori, ti dice che c'è dolcemente. Ti avvolge in un mondo tiepito contro tutto un mondo che non ti vuole.

Presenze, anime, così lontane ma così vicine...
Però vi sento, come una sciarpa blu.

11 commenti:

leologismi ha detto...

Quando si poggia la sera alla luna
la brezza si tace e il bosco s'inchina alla luce

i lupi sonnecchiano e vagano in giro distanti
quando si poggia la sera alla luna

si perdono i grilli tra mille gorgheggi
e volano i saggi, gli stormi, ed i sogni..

Quando mi poggio di sera alla luna
mi sento tacere tra mille gorgheggi
sonnecchio distante,
sognante,
sopito..

Il lupo divora,
il saggio contempla,
lo stormo si perde,
la luna mi guarda..

quando di sera mi poggio alla luna,
la luna mi prende,
mi guarda,
divora,
e teneramente
mi tiene con sè..

(Leo^^ filo di sciarpa blu)

trytounderstand ha detto...

"Non è necessario essere capiti sempre..."
Hai ragione, potrebbe anche far piacere, essere capiti, ma non sempre è un obiettivo raggiungibile. A pensarci bene non è necessario, a volte è sufficiente essere ascoltati, anche senza capire del tutto, anche senza comprendere tutto il senso. Per me, come al solito, l'importante è "cercare", di capire...
:)

Anonimo ha detto...

Vedo questo post ora, dopo 3 giorni, quasi 4 a dire il vero, da qando è stato scritto. Sottolineo la discrepanza temporale perchè quasi mi dispiace leggerlo adesso e lasciarvi una traccia *solo* adesso.

Io penso che la comprensione sia una questione a metà tra il cognitivo e l'emotivo, non può esserci comprensione vera quando ci sono dei pregiudizi e degli ostacoli che a priori viene deciso non debbano essere superati, pena lo sconfinare nell'area di ciò che è sbagliato...qui finisce la comprensione e inizia secondo me l'imposizione, il dare consigli non voluti. Dall'altra parte non è necessario capire e comprendere ogni parola e darvi un senso e una spiegazione: il rispecchiamento e la risonanza emotiva che portano a riconoscersi e sentirsi simili è la migliore delle com-prensioni; si possono parlare anche lingue diverse, una volta che il simile ha riconosciuto il suo simile.

Grazie infinite, le tue parole hanno vibrato e mi hanno commosso.

Meibi ha detto...

:) si, sorvoliamo sui problemi spazio-tempo :°D
Nel mio mondo parallelo è davvero tutto malato, anche l'orologio/calendario...
E' che ci sono dei giorni però che rispondere e scrivere è una dura lotta contro i proprio fantasmi...
(ps ho risp anche nell altro commento)

Sinceramente mi trovo costantemente di fronte al sottile confine tra sanità/normalità e patologia, non solo per me, ma per ogni entità che mi circonda.
Tra i tanti comportamenti che oscillano tra luci e ombre c'è appunto quello "voler" comprendere. Non posso non notare che da paret di molti, è un atto puramente egosintonico.
Serve a chi si auto-proclama "comprensivo" al solo scopo di dimostrarsi tale, e si relazionano solo avere un nuovo banco di prova e poter dire poi "ho visto tutto nella vita, non mi stupisce niente, io accetto tutto" ma tutto ciò nulla ha a che vedere con la comprensione e accettazione vera, che si basa almeno sul rispetto della diversità e dei confini, senza per questo giudicare, se proprio non è possibile altrimenti.

E forse è pure "insano" (non indaghiamo sui perchè ma qui mi includo senza vergogna) anche il bisgno di sentirsi capiti, di dare quel tanto o troppo di sè per dire "nonostante tutto ci sono e sono così" e sentirsi "parte" anche se di un mondo freak, ed accettati, esistenti, rispecchiati, non soli anche se malati, etcetc. (e ci si aggrappa a un sorriso, a una parola, a un gesto che forse è casuale ma diventa più forte della stretta del neonato sull'indice della mamma: e quello che è un riflesso diventa un legame, una richiesta di emozioni, una speranza...). insano perchè va anche oltre, delle volte, la persona che si ha davanti, e diventa quasi un "tu mi devi capire", e si è imprigionati da quell'unico gesto e ciechi davanti a tutto il resto, quando poi alla fine poi non è che sia così indispensabile tanto che la persona capisca quanto la persona stessa, visto che poi di fatto non cambia niente nelle sue e nostre convinzioni/modo di essere e rapportarsi.

E il venirsi incontro per "come si è", con i propri limiti e contraddizioni, diventa una sottile lotta per una sorta di predominio territoriale dove è impossibile convivere, non si capisce bene per quale motivo alla fine. E qui realizzi che stai anche bene senza tutto questo, visto che tutto poteva essere ma non rispetto di quello che sei.

Tempo fa avevo sentito una intervista di un filosofo francese (Ricordo solo un pezzetto del cognome che era Levi) che, davanti allo sconcerto buonista di tutti, in merito alla pena di morte, affermò che si rifiutava di volerla capire perchè in significava comprenderla, giustificarla, darle un perchè, in ragione di qualcoas che non deve esistere a priori, che non deve nemmeno essere pensata per sbaglio.

Ecco che ui va oltre l'imperativo ipocrita "devo capire tutto" per porsi il problema di quanto sia necessario e giusto farlo davvero.

Devo dire che queste poche parole, hanno cambiato molto la mia -alquanto chiusa- prospettiva dell'epoca...

Concordo con voi
:)
M.

Anonimo ha detto...

che bello questo post! mi son persa leggendolo..sembrava quasi che qualcuno lo leggesse a voce bassa per me...
:*

M@Mi ha detto...

ma anche si ;)

Anonimo ha detto...

Si, avevo letto le tua risposta a suo tempo: mi piace molto il tuo modo di dare un senso alle cose, di attribuire un significato al colore. E' quello che riesce a fare l'artista.

Sai, c'era un prof a Padova (c'è ancora...sono io che sono uscito dall'università) che si occupa di criminologia e di psicologia nei penitenziari; a proposito dei moralismi e della vacuità dei concetti e delle parole che attraverso essi sono veicolati, ricordo che ai detenuti diceva di non essere li per cambiare nessuno ma per aiutare a capire; secondo lui, se il detenuto era in cacere era perchè non era un esperto di leggi. Le possibilità erano due: o imparava a rispettarle o imparava a delinquere sul serio. Lo trovo un punto di vista scevro da ipocrisia e mission salvifica.

Un abbraccio

criss

Meibi ha detto...

:) L'ho sotolineato (della risposta) perchè, persa dopo gli altri post, mi dispiaceva potesesi pensare che l'avessi lasciata cadare :) ...

Sulle prime, il consiglio del prof, potrebbe sembrare: "se vuoi farlo, fallo bene" o "se nn poi combatterli unisciti a loro" ... però mi pare che dimentichi quante risorse occorrano per mettere su il delitto perfetto, e quindi si è punto e accapo...
Un'altra via -anch'essa coi suoi costi e benefici- definibile probabilmente come schizofrenica, penso sia, semplicemente, starne fuori.
So che non riesco a stare nel gioco, so che non posso cambiare le rogole, so che non ho un impatto d'urto trasgressivo (forse per paura, forse perchè non ha senso, forse non lo so, ma è così), e quindi mi ritiro nel mio mondo, me ne vado e pazienza di ciò che pensano gli altri e pure di ciò che penso io... tanto è uguale.
C'è molto silenzio in questo mondo, molta distanza, molto dolore sicuramente, ma è l'unico modo per "sentire coi colori", senza che mi vengano strappati via totalmente.
Forse questo è solo un compromesso per sopravivvere a qualcosa che non capisco o forse non ho scelta in realtà, perchè non sono in grado di creare dei ponti e, quando capita, quando ci provo, quando "sembra che..." finisce sempre nel sangue. Quindi forse è meglio così, per me, per chiunque ho incontrato prima, per chiunque non-verrà perchè, non incontrandolo/a, lo/a sto salvando da me.

Scusa forse questo è solo un delirio, forse lo capisco solo io...effetto delle feste-altrui?
ma si... me la canto così :D

ti stringo forte forte... virtuale ma forte :)
M.

Anonimo ha detto...

Effettivamente la visione che proponi tu è secondo me il tertium non datur che sembrerebbe lasciare intendere l'autore stesso, di cui in realtà io conosco bene poco :) anzi forse da due righe strampalate che ho scritto, preso dalla nebbia che alberga nel mio cervello, sei riuscita davvero a cogliere il senso del suo messaggio: alla fine se sei dietro le sbarre, hai sprecato tanta energia fisica e psichica inutilmente, tanto valeva che te ne stavi fermo, che trovavi altri vie, una delle quali, perchè mai non dovrebbe essere contemplata, è proprio quella del sottrarsi ad un contesto entro il quale pare non si riesca a muoversi.
Al di là della superficialità e del giudizio morale, non c'è comunque l'intento di proteggere se stessi e gli altri (me da una azione controproducente e l'altro dalla mia stessa azione)? Tante di quelle volte ho messo le mani avanti, tante di quelle volte ho cercato di produrre il distacco prima che avvenisse "in maniera naturale" anche solo per illusione di proteggere l'altro da me...ma pare che qua l'importante sia dimostrarsi super uomini, tanto, si dice, ci si sa benissimo difendere da soli e tutto sembra vanificato.

Se il tuo era un "delirio" mi sa che il mio è molto peggio :) comunque se lo era, io credo di aver colto abbastanza per reintrepretarlo e darne una mia personale, intricata risposta...mal che vale deliriamo in due ed è già un buon risultato, per quanto mi riguarda.

Eh si, le feste altrui danno spesso alla testa.

un forte abbraccio anche da qui

criss

Meibi ha detto...

:) è bello (poter) delirare con te
:*
M.

Anonimo ha detto...

Anche per me, ne sono davvero felice :*