martedì 16 settembre 2008

Sig. Meibi 89_Cervello ad orologeria

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Tack, scatta il timer.
ACCESO

C'è qualcosa che impegna tutto, diventa fondamentale, indispensabile, da fare, cercare, collezionare in ogni pezzetto anche se doppio e triplo.
Giorno e notte.
Di corsa, veloce, non c'è tempo. Ho fretta, muoviti, c'è tantissimo, sei solo all'inzio, ma infondo è facilissimo da concludere.
Fare, definire, provare, scrivere, ribattere, pensarci, costruire, non basta... non va bene e allora... di nuovo, rileggere, riscrivere, ancora.... meglio se ricomincio... correggere non fà, ricominciare è meglio, di nuovo.
Ma, no. Non basta, non basto.
E quindi studiare la cosa, sezionarla, ricomporla. Imparare è uccidere e smembrare. Masticare e ingoiare, contere ed espellere.
E' una spugna che assorbe e trattiene solo quel che vuole. Sia bella o brutta. Godimento o problema. E' il centro di tutto. E' inizio e fine. E' motivo. E' significato.


Tack, scatta il timer.
SPENTO

Finito, basta, non c 'è più.
Resti morti sparsi fuori e dentro. Simulacri di desiderio. Gusci vuoti di una piccola speranza.
Non so più perchè fosse importante. Non aveva niente di indispensabile. Non è più niente. Sinchè dimentichi anche le ragioni che raccontavi e ne dimentichi i tratti.
Il tempo speso non conta più, nè soldi andati e possibili. Non hanno importanza. Andati.
Rimangono resti di qualcosa su cui, difficilmente, si può tornare a parte qualche putrido guizzo di senso di colpa.
Tutto morto, come mai avvenuto. Il vuoto. Dentro e fuori.
Sonno dell'anima, sonno della mente, sonno del corpo.
Chiusa la porta lasciandomi dentro ad un cranio vuoto. Senza domani. Senza un perchè.
In mezzo al cimitero di un mondo possibile che non vedrà compimento o che, visto col senno di poi, era davvero "molto rumore per nulla".
Senso di stupidità per averci creduto od esserci cascati ancora, a seconda.
Tolta l'impalcatura, crolla il castello di carte. E tutto resta immoto, in silenzio, come una città abbandonata dopo una catastrofe.
Il rito si compie tra le fauci indifferenti della spazzatura.

Potessi scegliere il cosa e il quando! Tack, inizia. Tack, finisce. Invece no.

E, sulla lapide, la promessa di non inizare più nulla, che tanto, ho un cervello ad orologeria.

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