domenica 3 agosto 2008

Sig. Meibi_80 Teatro

Sempre estraneo alla vita, guardo individui muoversi e parlare, come fossi in una poltroncina a teatro.
Spettacolo con copioni di esistenze sempre uguali, battute ripetute troppe volte, da tutti gli attori.
Brulichio frenetico per riempiere spazi e silenzi verso un, seppur piccolo, riflettore.
Agitazione, non all'inseguimento della ricerca significato, ma proprio in fuga da esso.
O meglio, dalla sua mancanza. O, ancora più precisametne, dalla consapevolezza di questa mancanza.
Non importa cosa reciti, l'importente è farlo. Ccontinuare, continuare e continuare. Non smettere mai.
C'è altro pubblico, c'è la critica, ci sono le recensioni. C'è anche il costo del biglietto.

Se tutto si fermasse, se tacesse, anche solo per un attimo, forse ogni persona vedrebbe se stessa nel proprio personaggio, e la cosiddetta "realtà" come struttura scenografica, faticosamente montata da altri, tutta allestita attorno al vuoto.

Creature appena nate, si apre il sipario, che lo spettacolo abbia inizio.
Per i morti? non è finita: c'è il dopofestival...
M.

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